"Tale riconoscimento è stato fatto in violazione del diritto internazionale, della Carta dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e della Carta dell’OUA stessa", ha scritto Sanchez, che è stato candidato alle elezioni presidenziali dell’ottobre 2021 a Capo Verde, in un articolo pubblicato mercoledì sul giornale locale "Expresso Das Ilhas".
Si tratta di un "errore storico", poiché la cosiddetta RASD non è un'entità statale, ha tenuto a precisare, rilevando che giuridicamente e in virtù del diritto internazionale uno Stato deve avere tre elementi costitutivi: il territorio, la popolazione e un governo.
"Orbene, sappiamo che la Rasd non ha territorio, né popolazione, né governo credibile sul piano internazionale", ha sottolineato, rilevando che oggi il Fronte Polisario è sostenuto da alcuni paesi, tra cui l'Algeria, "che conservano ancora qualche ricordo ideologico del passato".
Il deputato capoverdiano ha sottolineato che "a differenza dell'OUA, l'ONU non ha mai riconosciuto la RASD come uno Stato membro" e ha condotto il processo con imparzialità cercando una soluzione giusta e duratura alla controversia attorno al Sahara marocchino.
Hélio Sanches, professore di diritto internazionale all'Università cattolica di Lovanio (Belgio), ha fatto osservare che oggi, per correggere questo "errore storico dell'OUA, numerosi Stati hanno congelato tale riconoscimento e sostengono gli sforzi dell'ONU per trovare una soluzione giusta a questa controversia che soddisfa le due parti.
Tra i paesi che facevano parte del cosiddetto "Gruppo dei 26", 13 hanno congelato il loro riconoscimento alla RASD, di cui 4 dei 5 membri del comitato di coordinamento del suddetto gruppo, vale a dire il Burundi, il Madagascar, Sao Tomé e Principe e le Seychelles che hanno finito per aprire, nel 2020, consolati generali a El Aaiun, una delle città del Sahara, ha proseguito il deputato in questo articolo d'opinione.
In proposito, ha ricordato che il governo di Capo Verde aveva congelato il riconoscimento della RASD durante il mandato del primo ministro José Maria Pereira Neves, attuale presidente dell'Arcipelago, allineandosi con i paesi che hanno adottato questo "nuovo approccio" nei confronti della controversia e che si iscrive in linea con gli sforzi delle Nazioni Unite volti a trovare una soluzione "politica, giusta e duratura" alla questione.
Questo cambiamento di posizione dei paesi africani è un "riposizionamento" rispetto alla legalità internazionale ed è anche "un riconoscimento della marocanità del Sahara, un territorio che storicamente è sempre appartenuto al Marocco", ha fatto notare l'autore.
Sanches ha inoltre indicato che il Marocco, sotto la guida di SM il re Mohammed VI, aveva presentato il piano d'autonomia per il Sahara nell’aprile 2007, "come soluzione politica giusta, duratura e reciprocamente accettabile".
Secondo il deputato capoverdiano, oggi il riconoscimento del Sahara marocchino "è praticamente una realtà continentale e internazionale, come testimoniano i vari paesi, in particolare, di tutti i continenti che hanno già aperto consolati generali nella regione del Sahara", citando, in questo contesto, il riconoscimento del Sahara marocchino da parte degli Stati Uniti e la posizione della Spagna, che ha appoggiato il piano di autonomia marocchino.
Nell’articolo, Hélio Sanches conclude che il prossimo passo che il governo capoverdiano dovrebbe compiere, per quanto riguarda la questione del Sahara, è quello di "posizionarsi chiaramente" a favore del piano d'autonomia marocchino e di decidere l’apertura di un consolato generale "come mezzo per rafforzare il livello della cooperazione tra Capo Verde e Marocco".
-Notizia riguardo alla questione del Sahara occidentale/Corcas-